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23 dicembre 2012

last summer

7 mesi. Era quasi estate quando ho scritto le mie ultime parole su queste pagine.
A rileggere il primo rigo una strana sensazione di malinconia mi formicola la nuca. Questa passata, meravigliosa estate. Dopo gli esami, come canta Dente, siamo andati al mare con la macchina. Qui, lì. Ma che importanza ha, alla fine siamo andati. Quelle interminabili sfilate lungo la costa con la mano protesa verso il mare e i capelli al vento, pieni della gioia di una stagione tutta nostra. Adesso di quei giorni non rimangono che le foto, i ricordi, e un sorriso appena accennato sui nostri volti, talmente sfumato che gli altri nemmeno se ne accorgono e continuano a vivere nella loro tristezza quotidiana. E tu invece hai dentro un turbine, un oceano di immagini, di flash di vita vissuta non molto tempo fa, da fare invidia al più bel film adolescenziale. Perché è così che ti senti: felice, appagato, senza rimorsi, nè rimpianti di non aver vissuto. La vita si calcola in ricordi: quanto più sono belli, pieni, rigogliosi, tanto più la tua vita sarà stata piena.
E che vi devo dire? Io vorrei raccontarvi tutto, per filo e per segno. Ma tutto è talmente grave dentro di me che quasi arriva a farmi male per la gioia.
Un anno è bastato per rivoluzionarmi la vita, una persona, un momento, un luogo. E man mano che cresci, ti sembra di tornare a vivere da diciassettenne. Non tanto per quello che hai fatto, quanto per lo spirito che ti ha accompagnato mentre vivevi.
Correre da bambina tra quelle stradine bianche, fermarsi per una foto sotto le luci estive messe lì per fare effetto mentre una musica lontana accompagna i tuoi pensieri al ritmo delle onde. I piedi sulla sabbia, la sabbia sempre nelle scarpe, nella borsa, sui capelli. Un fuoco acceso sulla sabbia, il sole che si alza come un fuoco la mattina dopo. La musica lieve che esce dalla radio, o dalla tua chitarra. Il tuo sorriso riflesso negli occhiali da sole, gli occhiali da sole riflessi nello specchietto della macchina che va, che corre di fianco al mare.
Echi di risate che risuonano nelle mie orecchie, di cui io conosco il motivo, l'origine e la fine. Che forse non c'è mai stata, che continua a vivere nel mio, di sorriso. Quello che ora beoticamente mostro ad uno schermo silenzioso che in poche parole mi fa rivivere la felicità.
Felicità che non è fisicamente tangibile, nè comprensibile da altri che non vi comprendano. Posso, al massimo, e se ne ho davvero la capacità, farvi emozionare come davanti ad una bella borsa o ad un bel ragazzo in strada il sabato mattina. Ma la felicità non è cosa da rivivere, ma da provare. Essa stessa si vive sulla propria pelle, nella pelle altrui, di chi ci accompagna.
E io vi auguro di provarla, o per lo meno di capire di cosa sto parlando. Forse, un giorno, quando l'avrete trovata avrete qualche suggerimento su cosa voglia dire "Sono felice" e allora ne sarete contenti.

Per ora, vivete appieno. Grazie alle persone giuste.

xxxx swinging days